L'uomo che vendeva l'aria in Terrasanta by Omer Friedlander

L'uomo che vendeva l'aria in Terrasanta by Omer Friedlander

autore:Omer Friedlander [Omer Friedlander]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-02-22T00:00:00+00:00


tacchi a spillo

[high heels]

All’angolo di via Mazeh, vicino alla vecchia torre idrica, un cartello storto sta appeso sulla porta della calzoleria Sandelmann: aperto aria condizionata. Sroch sa che è una bugia. L’aria condizionata ha smesso di funzionare da molto tempo. Il negozio di suo padre è tutto ripiani di scarpe da ginnastica, sandali, scarponcini, stivaloni da pesca e scarpette da ballo. Ma per quanto Sroch e i suoi genitori si affannino, a quanto pare non basta. La concorrenza è assurda. Gli outlet di calzature prodotte in serie e i nuovi negozi di scarpe alla moda, che vendono mocassini con gigli gialli stampati sopra e babbucce ricurve che assomigliano a becchi di uccello, portano via la clientela.

Sroch aiuta i clienti a provare le scarpe. I ragazzi amano in genere gli scarponcini di pelle, mentre le ragazze preferiscono i sandali. I clienti abituali solitamente sono anziani che non possono permettersi di acquistare scarpe nuove. Qualche volta suo padre Shmulik, che tiene traccia delle spese ma è pessimo nel gestire le finanze del negozio, si rifiuta di prendere i loro soldi. La madre sta nel retro, seduta su un piccolo sgabello a un tavolo pieno di attrezzi sparpagliati: forbici, pinze, metro a nastro, taglierino rotante, ago e filo. Fa piccole riparazioni: ricuciture, lucidature, sostituzione di stringhe consumate. Quasi nessuno ormai fa riparare le scarpe, ne compra un paio nuovo e basta. La calzoleria Sandelmann è tra le ultime rimaste nel paese dove si riparano le scarpe.

Nel ripiano sopra il registratore di cassa è esposto un paio di scarpe con i tacchi a spillo che non venderanno mai. Appartenevano a una prima ballerina ebrea polacca di nome Franceska Mann, la ballerina che uccise un ufficiale nazista con la punta del tacco. La sua storia comincia e finisce con un paio di tacchi. Si chiamano stiletto, gli spiega suo padre, dalla parola italiana che indica un lungo pugnale acuminato, perché i venti centimetri del tacco assomigliano a un pugnale. Furono realizzate in una fabbrica di scarpe di Chelmek, nel sud della Polonia. Le scarpe nere, numero trentasette e mezzo, a quanto pare erano state realizzate con duecentottanta pezzi diversi. Erano state spedite a Sztylet, un negozio di lusso di Varsavia, dove erano state acquistate dalla ballerina e da sua madre.

Sroch non ha mai capito fino in fondo come suo padre fosse venuto in possesso dei tacchi a spillo di Franceska. Shmulik gli aveva raccontato una storia intricata secondo cui a regalargli le scarpe era stato un certo lontano parente, collezionista di calzature storiche, il signor Zalman Lauterpacht, che le aveva acquistate a un’asta segreta di beni trafugati agli ebrei. In quell’asta clandestina era stato messo in vendita ogni genere di cianfrusaglia assortita dell’armamentario ebraico, anche se l’autenticità non poteva essere sempre garantita con assoluta certezza. Oltre ai tacchi a spillo di Franceska Mann, Lauterpacht aveva parlato di una lettera di Walter Benjamin alla moglie Dora, di due medaglie d’argento olimpiche del nuotatore e schermidore ebreo austriaco Otto Herschmann e del violino Guadagnini del 1757 di Alma Rosé, nipote di Gustav Mahler, che aveva diretto l’orchestra femminile ad Auschwitz.



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